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al testo di Annalisa Scialpi
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Il carcere ha suono di gesso e teste ibridate a pollame.
Si ruppero cuori sul nero di aridi segni e sarcasmi di chi già castrò le sue voglie.
E tuttavia si aprono cieli da menti selvagge, decise anche a rompersi il collo pel sogno che fece la rosa.
Su quei prati verdi feriti da corse di bimbi interrotte i reduci aprono ponti fioriti dal taglio, dal segno che li fece anarchici e vivi. |
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